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Siamo abituati (a ragione!) a considerare l’adolescenza come un periodo di grande e profondo cambiamento per il ragazzo e la ragazza che la stanno attraversando.

Cambia il corpo. Si raggiunge la maturità sessuale. Nasce il pensiero riflessivo. Acquista sempre più importanza il gruppo dei pari. Si sperimentano le prime (e perturbanti) storie affettive.

E cambiano le relazioni famigliari.

L’adolescente non è più l’estroverso bambino che era. O meglio, lo è ancora, ma non solo. E, soprattutto, non lo è con noi.  Adesso preferisce l’intimità della sua camera da letto, una musica che noi detestiamo, un abbigliamento totalmente difforme dallo stile genitoriale. Improvvisamente non ci rende più partecipi di cosa fa, di chi sono i suoi amici, dei suoi interessi, delle sue cotte. Diventa quasi un estraneo,  con cui spesso litighiamo su limiti e doveri ma che ci nasconde i suoi lati più intimi.

Lo scontro è necessario all’adolescente per permettergli lo strutturarsi di un’identità propria, adulta. E per farlo deve sperimentare vari modi di essere, per trovare quale sia il suo. In questo periodo anche i genitori devono cambiare: la flessibilità diventa la parola d’ordine di questo periodo, anche (e soprattutto) quando i figli sperimentano cose che noi preferiremmo non facessero mai (come fumare marijuana, rubare,…). Il ruolo dei genitori si trasforma, passando dall’accudimento (tipico dell’infanzia e della fanciullezza) al contenimento, fornendo le sponde e le rassicuranti regole con cui l’adolescente può scontrarsi e sentirsi protetto.

Molti genitori sono spaventati dall’adolescenza dei figli, che può risvegliare in loro stessi ansie, il timore della perdita di controllo e della sregolatezza. Si vorrebbe metterli sotto una campana di vetro e proteggerli dalle nasate che ci si è presi durante la propria, di adolescenza. E’ dura far fronte al non sapere dove il proprio figlio o figlia sia, e con chi. Si ha un crollo delle certezze. Bisogna far fronte alla frustrante sensazione di sentirsi esclusi. Tollerare che il figlio frequenti persone che a noi non piacciono. Sopportare la sindrome da nido vuoto.

L’adattamento ai nuovi bisogni del figlio che cresce e al suo modo di esprimersi e di relazionarsi con il mondo degli adulti e dei pari è fondamentale per la sua crescita, per fare in modo che capisca che persona vuole diventare e per lo strutturarsi della sua identità. L’adolescenza dei figli, in questo, offre l’opportunità ai genitori di scoprire nuove parti di sé e nuovi modi di essere. In tal senso, l’adolescenza offre un’occasione di cambiamento non solo per l’adolescente, ma anche per i genitori che sanno coglierla (o che sono costretti a coglierla, pena il malessere del figlio).

A questo proposito, vorrei concludere l’articolo con il testo della canzone “Je vole” di Louane Emera, tratto dal film “La famiglia Belier“.

JE VOLE

Mes chers parents, je pars
Je vous aime mais je pars
Vous n’aurez plus d’enfant
Ce soir
Je n’m’enfuis pas je vole
Comprenez bien, je vole
Sans fumée, sans alcool
Je vole, je vole

Elle m’observait hier
Soucieuse troublée ma mère
Comme si elle le sentait
En fait elle se doutait, entendait
J’ai dit que j’étais bien
Tout à fait l’air serein
Elle a fait comme de rien
Et mon père démuni a souri
Ne pas se retourner
S’éloigner un peu plus
Il y a gare une autre gare
Et enfin l’Atlantique

Mes chers parents, je pars
Je vous aime mais je pars
Vous n’aurez plus d’enfant
Ce soir
Je n’m’enfuis pas je vole
Comprenez bien, je vole
Sans fumée, sans alcool
Je vole, je vole

J’me demande sur ma route
Si mes parents se doutent
Que mes larmes ont coulé
Mes promesses et l’envie d’avancer
Seulement croire en ma vie
Tout ce qui m’est promis
Pourquoi, où et comment
Dans ce train qui s’éloigne
Chaque instant

C’est bizarre cette cage
Qui me bloque la poitrine
Je n’peux plus respirer
Ça m’empêche de chanter

Mes chers parents, je pars
Je vous aime mais je pars
Vous n’aurez plus d’enfant
Ce soir
Je n’m’enfuis pas je vole
Comprenez bien, je vole
Sans fumée, sans alcool
Je vole, je vole

IO VOLO

Miei cari genitori io vado via
Vi voglio bene, ma vado via
Non avete più una bambina, stasera
Io non fuggo, io volo
Cercate di capire, io volo
Senza fumo, senza alcool
Io volo
Io volo

Mi osservava, ieri…
preoccupata, turbata, mia madre.
Come se lei lo sentisse.
Aveva dei dubbi.
Capiva.
Le ho detto che stavo bene, con un’aria serena.
Lei ha fatto finta di niente
E mio padre, disarmato, ha sorriso.
Senza voltarsi
Allontanarsi sempre di più
Una stazione, un’altra stazione
E finalmente, l’Atlantico.

Miei cari genitori io vado via
Vi voglio bene, ma vado via
Non avete più una bambina, stasera
Io non fuggo, io volo
Cercate di capire, io volo
Senza fumo, senza alcool
Io volo
Io volo

Io mi chiedo, sul mio cammino,
se i miei si rendano conto
che le mie lacrime hanno bagnato le mie promesse
e la voglia di andare avanti.
Semplicemente credere nella mia vita,
vedere ciò che ho promesso a me stessa
Perché, dove e come,
in questo treno che si allontana…
Ogni istante di più.

È strana, questa gabbia
Che mi serra il petto
Non posso più respirare
Mi impedisce di cantare.

Miei cari genitori io vado via
Vi voglio bene, ma vado via
Non avete più una bambina, stasera
Io non fuggo, io volo
Cercate di capire, io volo
Senza fumo, senza alcool
Io volo
Io volo
Io volo