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“Ma quali sono gli obiettivi della psicoterapia?” mi viene richiesto a volte da amici o pazienti.

Per rispondere a questa domanda occorre però fare un passo precedente e chiederci: per quale motivo la persona ha richiesto un colloquio psicologico?

A volte le motivazioni risiedono in un sintomo (il paziente ha iniziato a sperimentare ad esempio attacchi di panico, pensieri ossessivi,  disturbi alimentari,…) e vorrebbe poterne capire la sua origine e risolverlo.  In altre occasioni, in assenza di una sintomatologia franca, la persona si trova ad affrontare cambiamenti nella propria vita (lutti, separazioni, cambiamenti lavorativi, traslochi,…). Ci sono poi individui che si rivolgono ad un terapeuta perché hanno identificato alcune aree in cui sentono di non “funzionare” al meglio e vorrebbero trovare nuovi modi di essere e comportarsi.

Essendo diverse le motivazioni che spingono le persone a rivolgere ad uno psicoterapeuta non esiste quindi una risposta univoca alla domanda iniziale. 

Gli obiettivi vanno concordati con il paziente.

La fase iniziale della terapia, la consultazione, implica proprio il valutare se esistano i presupposti clinici per un percorso psicoterapeutico, sondare la motivazione del paziente ed esplicitare assieme quale sarà la direzione del lavoro.

Non solo. Gli obiettivi vanno ripresi e riconcordati in itinere e mai dati per assodati e scontati. Per spiegare quello che intendo vi farò un esempio. Poniamo che un paziente si sia rivolto ad uno psicoterapeuta per problematiche relazionali e che in fase iniziale si evidenzi un rapporto disfunzionale con il proprio partner o che ci siano dinamiche di dipendenza.  A quel punto il terapeuta può avere in mente che la salute sia raggiungibile attraverso una messa in discussione del rapporto.

Non si può dare per scontato che sia anche la strada che vuole intraprendere il paziente. Va concordata in modo esplicito, ad alta voce. E se il paziente riferisce di non volerla percorrere, l’obiettivo va ritarato: in questa fase probabilmente tutto ciò che il terapeuta potrà fare è un ascolto partecipe della sofferenza o della rabbia della persona, stando accanto fintanto che sarà la persona stessa a volersi mettere in gioco.

La psicoterapia è un lavoro che si fa in due. Senza un accordo sugli obiettivi e su cosa fare per poterli raggiungere, la strada potrebbe trasformarsi in un vicolo cieco.