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“Di persone in cura ne ho avute tante. Ma no, proprio nessuna era rimasta traumatizzata da Babbo Natale”
Fulvio Scaparro

Dicembre: tempo di luci colorate, alberi addobbati, cioccolata calda, pacchettini e film sotto la coperta.

E del buon vecchio con la barba bianca: Babbo Natale.

Ricordo ancora quel Natale del 1990: avevo cinque anni ed ero reduce da una settimana passata in ospedale fra anestesie, flebo e punture. Quella mattina di Natale mi svegliai, come sempre, molto presto, impaziente di correre sul tappeto della sala per scartare i regali che Babbo Natale mi aveva portato durante la notte. Ma c’era una sorpresa: Babbo Natale mi attendeva su un grosso pacco cuboidale (che avrei scoperto, più tardi, essere una cucina giocattolo). Era lì, tranquillo, che scriveva una lunga lettera per me. Corsi a perdifiato in camera dei mie e mi tuffai sotto le coperte, in un misto di paura, sorpresa e felicità “Ho le prove! Babbo Natale esiste per davvero!”

I miei sorridevano, assecondando la mia fantasia. Ed io quel momento lo ricordo ancora come se fosse successo ieri.

Molti genitori sono, però, preoccupati che permettere ai propri figli di credere a Babbo Natale li possa rendere creduloni e sciocchi.

Uno studio dell’Università di Harvard del 2006 ha, però, dimostrato che i bambini sono in grado di distinguere fra personaggi fantastici creati da credenze popolari (Babbo Natale ma anche la Befana o la Fatina dei denti) ed entità non visibili ad occhio nudo ma scientificamente comprovate, come l’ossigeno ed i batteri.

Quando si è piccoli, credere in qualcosa, anche se non ci sono evidenze scientifiche, aiuta lo sviluppo della fantasia e della creatività.

Di più: arrovellarsi su come un vecchietto di 2000 anni possa in una sola notte fare il giro di tutto il mondo, oltrepassare i muri, bere litri e litri di latte e mangiare tonnellate di biscotti equivale, per un bambino, a cercare di risolvere un problema scientifico.

Ma cosa succede quando il bambino verrà a scoprire che in realtà Babbo Natale non esiste, magari da un compagno di scuola o cogliendo in flagrante i genitori bere il latte riservato al vecchietto e ponendo i regali sotto l’albero?

Anche in questo caso, le ricerche non supportano la credenza dei genitori, che pensano che al figlio si spezzerà il cuore e non rivolgerà loro mai più la parola. Alcuni bambini, infatti, lo vivono come un diventare grandi. E anche per chi la vive peggio, il dramma si consuma in poche ore e, in seguito, resterà il dolce ricordo dei piccoli riti che si mettevano in atto durante il periodo natalizio.

Ma quando rivelare la verità a vostro figlio? Solitamente, non è necessario che siate voi a rivelare alcunchè: verso i 7/8 anni i bambini smetteranno da soli di crederci, quando il pensiero magico viene pian piano abbandonato. Se, superati i 9 anni, il bambino continuasse a crederci, il consiglio è quello di affrontare con lui l’argomento per non rischiare che incorra nello scherno e nelle prese in giro da parte dei compagni. Spiegategli che anche voi avete creduto a lungo a Babbo Natale, ai piacevoli ricordi che portate con voi e rendetelo complice nel continuare a custodire l’esistenza di Babbo Natale con i bambini più piccoli: si sentirà grande ed onorato.

In ultimo, vi suggerisco SantaTracker di Google, un modo per trascorrere il mese di dicembre, in attesa del decollo di Santa Claus, fra giochi e curiosità insieme ai vostri figli. Perché giocare ed essere curiosi anche da adulti, fa bene!