Disturbi alimentari

Un aiuto per ritrovare equilibrio
Anoressia, bulimia, binge eating… parole che, spesso, vengono ridotte a una questione di cibo, di chili, di forza di volontà. In realtà, questi disturbi esprimono un dolore che non si riesce a dire a parole.
Le emozioni sono difficili da gestire, i pensieri non ti lasciano in pace. Un forte bisogno di controllo (o la sua perdita) si manifesta nel rapporto con il cibo e il tuo corpo. Dietro questi comportamenti c’è una sofferenza profonda. È importante ascoltarla e capirla.
Forse tutto è iniziato con il desiderio di “sentirti in forma”. Poi, il cibo e il tuo corpo sono diventati un pensiero fisso. Ogni cosa ruota intorno a cosa mangi, a come ti vedi, alla bilancia. Questa “fissazione” racchiude una grande sofferenza.
"Dottoressa, non riesco a fermarmi quando inizio a mangiare"
"Non mi vedo mai abbastanza magra allo specchio"
"Mi sento in colpa se mangio"
Se soffri di Anoressia...
il controllo sul cibo diventa un’armatura. Restringere l’alimentazione non è solo una scelta, ma una strategia per gestire l’incertezza, l’ansia e il senso di caos interiore. È un tentativo, spesso disperato, di trovare stabilità in un mondo che sembra sfuggire di mano. In questo processo, però, l’intero mondo emotivo e relazionale viene messo in secondo piano, quasi “congelato”, assorbito dall’ossessione per il cibo e il corpo.
Se soffri di Bulimia o Binge Eating...
vivi momenti in cui perdi il controllo e cedi in abbuffate incontrollabili, sentendoti poi in colpa e provando vergogna.
In entrambi i casi, l’intero mondo interiore viene messo tra parentesi. Le emozioni, i desideri, i bisogni, restano sullo sfondo. Tutto l’energia mentale viene assorbita dal cibo e dal corpo, lasciando poco spazio per il resto della vita.
Il vero messaggio del tuo corpo
Può sembrare un paradosso, ma chi vive un disturbo alimentare non ha davvero un problema con il cibo. Il cibo diventa semplicemente il linguaggio scelto per raccontare qualcosa che le parole non riescono a esprimere. È un modo per dare voce a un disagio profondo, spesso antico, che affonda le radici nell’infanzia: nelle prime relazioni con le figure di riferimento, in esperienze di rifiuto, solitudine, in quel senso di inadeguatezza che può accompagnare per anni.
Il corpo si trasforma nel teatro dove si combattono le battaglie: quelle per l’identità, per il valore personale, per il bisogno fondamentale di essere visti e riconosciuti. Si usa il corpo per farsi sentire, per esistere, per conquistare un controllo là dove dentro regna il caos. Ma il corpo, sotto il peso di queste funzioni che non gli appartengono, inevitabilmente si ammala.
Riconoscere questo è un passo fondamentale. Significa smettere di lottare contro il sintomo e iniziare ad ascoltare il messaggio che il tuo corpo ti sta dando.
Cosa aspettarti dal percorso terapeutico
Intraprendere un percorso terapeutico per un disturbo alimentare non significa “guarire in fretta” o “tornare come prima”. Significa, piuttosto, imparare a conoscersi davvero. Significa smettere di giudicarsi solo attraverso lo specchio o la bilancia, e iniziare ad ascoltarsi in profondità.
Nel mio approccio, non c’è un protocollo fisso, si costruisce una relazione passo dopo passo, rispettando i tuoi tempi, le tue resistenze, le tue paure. All’inizio, impariamo a riconoscere le emozioni, anche quelle che sembrano ingovernabili o confuse, e poi a leggerne il legame con il comportamento alimentare.
Col tempo, qualcosa inizia a cambiare. Cominci a scegliere invece di reagire, a sentire invece di anestetizzare, a esistere senza dover costantemente dimostrare qualcosa a te stesso o agli altri.
Sarò al tuo fianco, con attenzione e senza giudizio, anche quando per te sarà difficile accettare te stessə. Sono trasformazioni che non si misurano in numeri o taglie, ma in libertà e in quella sensazione nuova di potersi affidare a se stessi senza dover più lottare con il corpo ogni giorno.
Non devi farcela da solə: il primo passo è semplice
Se il disturbo è molto grave o mette a rischio la tua salute fisica (ad esempio, un forte sottopeso), la terapia individuale può essere parte di un lavoro di squadra più ampio.
Potrebbe essere utile l’aiuto di altri specialisti:
Un dietologo specializzato in disturbi alimentari.
Uno psichiatra per un supporto farmacologico (se necessario).
Altri professionisti della salute.
Non preoccuparti: non dovrai cercarli da solə. Sarà mia cura coordinare questa rete di supporto. Io resterò sempre il tuo punto di riferimento principale. L’obiettivo finale è aiutarti a rispondere in modo nuovo e più autentico ai tuoi bisogni emotivi, che oggi si esprimono attraverso il cibo.

Tempi e ritmi della Terapia
Ogni percorso è diverso, come diversa è la persona che lo intraprende.
Di solito, gli incontri sono una volta a settimana. La durata complessiva può cambiare molto. Dipende da tanti fattori: da quanto il disturbo è presente, da come ti senti nella relazione con me, dalla tua disponibilità a lavorare su te stessə.
Un cammino graduale, fatto di piccoli passi, a volte con qualche momento difficile, ma sempre con nuove scoperte.
La terapia richiede pazienza, ma ti restituisce qualcosa di prezioso: un rapporto più vero con te stessə, un dialogo più sincero con il tuo corpo e una vita in cui il cibo occupa il suo posto, senza prendere tutto lo spazio.
Con il tempo e il giusto accompagnamento, la terapia porta a trasformazioni profonde. Magari silenziose all’inizio, ma molto importanti.
Questi cambiamenti si misurano in una nuova libertà.
La sensazione, quasi sorprendente, di poterti fidare di te stessə. Non dovrai più lottare ogni giorno con il tuo corpo.
Se vuoi fare il primo passo, possiamo iniziare da qui.
Domande frequenti
Affrontare un disturbo alimentare può sollevare molte domande. Qui rispondiamo alle più comuni.
Sì, è un timore reale. Non perché il cambiamento sia per forza negativo, ma perché il corpo è stato a lungo un campo di battaglia. In terapia non forziamo il corpo a diventare qualcosa: impariamo ad ascoltarlo, a rispettarlo, a non tradirlo più. Ogni trasformazione avviene nel rispetto dei tuoi tempi, dei tuoi limiti, delle tue risorse. Non c’è fretta: c’è cura.
Ci si racconta poco alla volta. Nessuno ti chiederà di rovesciare tutto in una volta. Sarà uno spazio in cui imparare a fidarti – prima di tutto, di te stessa/o. Il mio ruolo non è quello di giudicare, ma di esserci: presente, attenta, partecipe. A volte bastano poche parole, dette con verità, per iniziare a sentire sollievo.
No. Non è necessario avere una diagnosi formale o un’etichetta. Puoi iniziare semplicemente perché senti che qualcosa non va, perché il tuo rapporto con il cibo o con il corpo ti fa soffrire. È sufficiente il tuo desiderio di capirti meglio, e la tua volontà di stare bene.
Sì, accompagno anche ragazze e ragazzi adolescenti che vivono un disagio legato al cibo, al corpo o all’identità. In questi casi, il percorso può coinvolgere anche la famiglia, in modo rispettoso e protettivo, affinché nessuno si senta solo.
La sensazione di essere intrappolati è comune. Quando da tempo si combatte lo stesso dolore, si può smarrire la fiducia nel futuro. Ma la verità è che ogni storia è trasformabile. Non si tratta di “guarire” da una volta per tutte, ma di iniziare a vivere in modo più autentico, più libero. Ogni passo è già parte del cambiamento.
La terapia può sembrare un impegno, e lo è. Ma è anche un regalo che ti fai. Un’ora alla settimana per stare con te, per ascoltarti davvero, per smettere di correre e iniziare a sentire. E col tempo, molte persone scoprono che quel tempo non è sottratto alla vita: è il tempo che la rende più piena.
Sì, offro percorsi sia in presenza che online. Entrambe le modalità possono essere efficaci: ciò che conta è la relazione, la costanza, e uno spazio sicuro in cui tu possa sentirti a tuo agio. Possiamo decidere insieme quale formula sia più adatta a te.
Se te lo stai chiedendo, la risposta è sì: è abbastanza. È sufficiente che tu stia soffrendo. Non serve “toccare il fondo” per chiedere aiuto. A volte, proprio nei momenti in cui ci si sente “non abbastanza” – non abbastanza male, non abbastanza degni – è lì che inizia la guarigione.