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I tempi cambiano, le società progrediscono, le famiglie si modificano.

Eppure il ruolo lavorativo della donna continua ad essere (nella maggior parte dei casi) subordinato a quello maschile, con stipendi solitamente inferiori e poteri diversi.

Da cosa deriva questa “tradizione”?

Innanzitutto, in modo più o meno consapevole, le donne vengono educate, fin da bambine, in modo diverso dagli uomini: da piccoli, ai maschi si propongono giochi che vanno ad incrementare la competitività ed il raggiungimento di livelli prestazionali alti mentre alle femmine si propongono giochi che hanno che fare con il prendersi cura e l’aiutare, promuovendo così la loro immagine di future mogli e madri.

Arriviamo così al momento di scegliere la carriera universitaria: sebbene da un’indagine del Ministero della Pubblica Istruzione dell’anno accademico 2014/2015 emerga che il 56% di tutti gli studenti universitari sia di genere femminile, è possibile notare come la maggior parte di loro scelga facoltà di tipo umanistico (75%) o sociale (61%), mentre la percentuale di coloro che scelgono facoltà scientifiche o ingegneristiche scende a toccare un misero 31%. Si dà il caso, però, che siano proprio tali facoltà scientifiche a fornire più sbocchi lavorativi e stipendi più alti. (Per maggiori approfondimenti sul divario salariale, vi rimando a questo link.)

Ancora, l’essere donna (e madre) mal si concilia con posizioni “di comando”: non sempre è facile far combaciare esigenze famigliari e lavorative, con la conseguenza che le donne primarie negli ospedali o presidenti di aziende e società siano in numero inferiore rispetto agli uomini.

Spesso, poi, le donne mostrano un’autostima bassa e scarse aspettative ed ambizioni lavorative, eventi che determinano performance più scarse.

In conclusione è possibile affermare che la vita lavorativa di una donna sia imbevuta di pregiudizi e stereotipi fin dalla culla, stereotipi che, se da un lato sono efficaci per il mantenimento di un ruolo di primo piano della donna in famiglia (è lei che investe più tempo nella cura della casa e nel prendersi cura dei figli) sicuramente sono di intralcio al far sì che possa ritagliarsi un ruolo importante sul piano professionale.

Vero è che, al giorno d’oggi più che mai, con l’importanza che ha assunto il lavoro di entrambi i membri di una coppia per far fronte alle necessità famigliari, occorrerebbe promuovere riforme che incentivino il lavoro femminile e rivedere e smussare gli stereotipi di genere che tarpano le ali sul nascere ad una donna.