Orario: 8.00-20.00 Lunedì - Sabato
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“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.”
Luigi Pirandello

Facebook (e i social network in generale) hanno conquistato un posto di primo piano nella nostra vita quotidiana. Mentre siamo sull’autobus verso il lavoro, in attesa alla coda del supermercato, sprofondati sul divano: ogni momento è quello buono per cliccare sull’iconcina  blu e tuffarsi nel nostro mondo virtuale.

Ma sicuramente non ci verrebbe da condividere una foto di un sabato sera in pigiama, di una domenica dedicata alle pulizie di casa o di un nostro pranzo al volo, con pasta in bianco e bicchier d’acqua. Quando condividiamo foto e post, tendenzialmente, condividiamo eventi eccezionali: un sabato sera in discoteca, le immagini di una gita fuori porta, le foto di un concerto, un piatto del ristorante più in della città,…

Altre volte ancora, immersi  in un vortice di competizione con gli altri utenti di Facebook, siamo spinti a fingere di essere felici e realizzati e a creare un’immagine fittizia di noi stessi, alimentando a nostra volta ulteriore invidia e stimolando il ripercuotersi di questo circolo vizioso.

D’altronde, a chi non è capitato di scorrere la home page e pensare che le vite degli altri siano più entusiasmanti, felici, coinvolgenti e fuori dall’ordinario della propria?

A questo proposito, il regista Shaun Higton ha affermato: “Facebook può diventare deprimente perché le vite degli altri sembrano sempre migliori della nostra. Ma è davvero così?”. Ha realizzato così  un cortometraggio, “What’s on your mind?” (lo trovate in fondo all’articolo) che mostra quanto la realtà che postiamo sui social network sia deformata e poco conforme alla realtà, in base all’immagine che vogliamo dare di noi stessi all’esterno. Quella della coppietta felice che non litiga mai? Quella dei viaggiatori incalliti? Quella di vivere la notte tutti i fine settimana?

E così ci troviamo a trasformare la realtà vera e ordinaria in una diversa, tutta cuoricini e fiori. Il licenziamento subito diventa un essersi licenziati di propria volontà, tentando di convincere sé stessi e gli altri di voler inseguire i propri sogni. L’essere lasciati diventa un evento liberatorio e la triste bevuta in solitaria diventa un post di una bellissima festa in discoteca.

Mostrarsi felici, però, è ben diverso dall’esserlo. Forse quello che dovremmo fare, di tanto in tanto, è sconnetterci da Facebook e vivere appieno le nostre emozioni. Tollerare la frustrazione, vivere la tristezza, permetterci di arrabbiarci, essere felici perché il pericolo è che, soffocando le nostre emozioni e volendone mostrare solo una, non mentiamo solo agli altri ma anche a noi stessi, con il rischioso risultato di non riconoscere più chi siamo veramente e cosa stiamo provando in una determinata situazione.