Orario: 8.00-20.00 Lunedì - Sabato
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Psicologa Asti Psicoterapeuta AstiNarciso, Caravaggio 1597-1599

«Contempla gli occhi che sembrano stelle, contempla le chiome degne di Bacco e di Apollo, e le guance levigate, le labbra scarlatte, il collo d’avorio, il candore del volto soffuso di rossore… Oh quanti inutili baci diede alla fonte ingannatrice!… Ignorava cosa fosse quel che vedeva, ma ardeva per quell’immagine…» Ovidio, Metamorfosi

Il mito di Narciso è uno dei più noti della mitologia greca. Ha talmente affascinato nei secoli scrittori e artisti che se ne conoscono diverse versioni.

Una delle più conosciute è sicuramente quella narrata nelle Metamorfosi di Ovidio, il quale racconta le vicissitudini di un giovane di rara bellezza, che fu la causa stessa della sua rovina.

Un giorno, mentre Narciso era nel bosco a cacciare, lo notò la ninfa Eco che, non potendo rivolgergli la parola (vi rimando a questo link per approfondire il mito di Eco) si limitò a seguirlo, ammirandone estasiata la sua bellezza, pari a quella di un dio. Gira e vaga, però, Narciso si smarrì nel fitto bosco. Eco decise allora di palesarsi, volendosi concedersi a Narciso ed aiutarlo a ritrovare i suoi compagni. Ma  Narciso la rifiutò, spezzando il cuore di Eco che, afflitta da una simile disperazione, si dimenticò di vivere e deperì, lasciando in ricordo la sua sola voce, che continua in eterno a ripetere le ultime parole che le sono state rivolte.

Gli dei, volendo punire Narciso per tanta freddezza ed insensibilità, chiesero a Nemesi (la dea della vendetta) di aiutarli: ella fece sì che Narciso si innamorasse della sua stessa immagine riflessa in una fonte. I giorni scorrevano inesorabili e Narciso restava a contemplare quella stupenda immagine, dimenticandosi perfino di mangiare e bere fio a che morì.

«Languì a lungo d’amore non toccando più cibo nè bevanda. A poco a poco la passione lo consumò, e un giorno vicino alla fonte … reclinò sull’erba la testa sfinita, e la morte chiuse i suoi occhi che furono folli d’amore per sé. … Piansero le Driadi, ed Eco rispose alle grida dolenti. Già avevano preparato il rogo, le fiaccole, la bara, ma il suo corpo non c’era più: trovarono dove prima giaceva, un fiore dal cuore di croco recinto di candide foglie.» Ovidio, Metamorfosi

Da Narciso deriva il termine contemporaneo di narcisismo (dal dizionario Treccani: “tendenza e atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente del proprio interesse e l’oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere.”).

Nella nostra società, infatti, si assiste ad una spinta dell’individualismo: siamo tutti spinti ad una “battaglia” per emergere e sopravvivere in una società che di garanzie ne dà sempre meno. Nella lotta per la sopravvivenza, l’individuo che risulta più capace e forte sopravvive: il benessere e gli obiettivi personali hanno rimpiazzato la ricerca e la tutela dei valori comuni.

Se ci pensiamo, la società che ha fatto sì che l’individualismo prevalesse non fa che rinforzare ed osannare la bellezza e la prestanza fisica, l’individuo forte a discapito dell’etica, la scalata al potere, la negazione della vecchiaia e della morte.

Vengono incentivati gli individui centrati su di sé e competitivi. Mai nessun’era come la nostra ha esaltato il mito di Narciso come emblema del self-made man, indipendente ed autonomo.

A quale prezzo però?

Quello della rinuncia a relazioni profonde ed appaganti, a scambi autentici, della perdita della nostra autenticità più profonda. In fondo nasciamo anche noi come animali sociali.