Molto diffuso in età infantile ed adolescenziale, il vizio di rosicchiarsi le unghie (talvolta mangiandole fino al punto di necessitare una ricostruzione) permane, talvolta, anche in età adulta. Oltre ad essere antiestetica, l’onicofagia può causare una serie di disturbi ad essa correlati: infezioni batteriche o virali, patologie dentali, lesioni gengivali, usura degli incisivi, riassorbimento radicolare apicale e malocclusione dei denti anteriori, oltre a facilitare la diffusione d’infezioni alla bocca.
Spesso considerato quale sintomo di ansia e di generico “stress”, oggi la maggior parte degli psichiatri considera l’onicofagia un comportamento che rientra nei cosiddetti “disturbi del controllo degli impulsi“, ai quali appartengono anche la tricotillomania (ovvero lo strapparsi i capelli), l’impulso patologico al gioco d’azzardo ed alcuni disturbi dell’alimentazione.
E’ probabile che tali comportamenti siano generati da un’alterazione nel funzionamento di un sistema di trasmissione cerebrale e, più specificatamente, del cosiddetto sistema serotoninergico. Farmaci che aumentano il funzionamento di questo sistema si sono, infatti, dimostrati efficaci nel trattare con successo l’onicofagia.
In aggiunta ad un trattamento farmacologico (sotto consiglio dello psichiatra) è consigliabile intraprendere una psicoterapia di tipo cognitivo – comportamentale. Tale tipo di terapia, infatti, combina due aspetti fondamentali per l’estinzione di questo comportamento: collega i pensieri, le emozioni, le situazioni ambientai che precedono l’insorgere del comportamento onicofago per poi procedere con l’estinzione del sintomo, sostituendolo con un comportamento più sano e funzionale.