Rieccoci incollati agli schermi: “Game of Thrones”, o “Il Trono di Spade” che dir si voglia, é giunto alla sua sesta stagione.
Ma quali sono i segreti di una serie che ha messo d’accordo tutti, dai cultori del fantasy a chi proprio questo genere non lo digerisce?
Sicuramente è merito di un cast d’eccellenza, di effetti speciali straordinari e di bellissime location. Ma ciò non basta a motivare il successo mondiale di questa serie, seguita da tutte le culture a tutte le età.
Proverò a dare un’interpretazione psicologica di tanto successo.
I personaggi de “Il Trono di Spade” sono molto sfaccettati: non esiste un personaggio completamente buono, né uno completamente cattivo. Nonostante essere madri di draghi o lord comandanti, raccolgono dentro di loro tutta la complessità dell’uomo: pregi e difetti, forza e debolezza si mischiano,così che è semplice amarli ed immedesimarsi in essi. Sono in continua evoluzione: prendiamo Jamie, ad esempio, e la sua crescita e formazione nel corso delle stagioni.
Sono, inoltre, fondamentalmente narcisisti, pronti a combattere per il Trono e pensando di essere più forti e capaci degli altri. E la società attuale (non quella della serie ma quella reale, in cui siamo quotidianamente immersi) attribuisce grandissima importanza al successo, al denaro, all’apparire, al mostrarsi sicuri di sé e capaci in ogni situazione, cosisshé si può dire che il narcisismo ha trovato terreno fertile per diventare il disturbo dell’età moderna. Per essere una serie fantasy, quindi, é uno specchio realistico della nostra società. Messaggio che sembra passare anche dall’autore stesso “Non affezionatevi a nessun personaggio, potete contare solo su voi stessi”
“Il Trono di Spade”, inoltre, sebbene ambientato in un’epoca non precisata ed in regni inesistenti, é più reale, nei suoi conflitti umani, nelle relazioni complesse, nella visione del mondo non tutta rosa e fiori di molte altre fiction non fantasy.
Non mi resta che augurarvi una buona visione!