Per uno non “addetto ai lavori”, é difficile destreggiarsi fra i vari psicoterapeuti. C’è lo psicanalista, il cognitivista, il comportamentalista, l’adleriano, il gruppo analista, il sistemico. Solo per citare alcune gocce di questo immenso mare.
Alcuni pazienti arrivano già con qualche infarinatura di quello che è il tuo approccio ed il modo di “fare” la psicoterapia, spinti da articoli e ricerche letti in merito. Altri no. Altri ancora si chiedono (e chiedono talvolta allo psicoterapeuta): “Ma se esistono tanti tipi diversi di psicoterapia, come faccio a sapere qual è quella che funziona e quale no? Mica possono essere efficaci tutte?”
La risposta a quest’ultima domanda è potenzialmente affermativa.
E perché dico potenzialmente. Perché il fattore più importante, in grado di rendere la psicoterapia efficace oppure no, è la relazione.
Noi psicoterapeuti lo sappiamo e molte energie (e colloqui) spendiamo per rendere la relazione autentica, sincera, una base sicura per il paziente in procinto di addentrarsi insieme a te nei suoi aspetti più profondi e oscuri (a volte persino al paziente stesso). D’altronde, se non ci si fidasse, non ci si sentisse protetti e tutelati, chi te lo farebbe fare di esplorare le zone buie? In nome di cosa?
Poi posso usare i termini che voglio, utilizzare le tecniche che mi sono più congeniali e con le quali mi sento più sicura. Posso essere più rigida, usare il sarcasmo, fare battute, essere pungente, o calda, o vicina. Ma se alla base non ci sono le fondamenta costituite da una solida relazione, non c’è teoria e tecnica che tenga. Sarà tutto un buco nell’acqua.
Quindi alle persone interessate ad intraprendere un percorso dico: informatevi, leggete, confrontatevi sì prima di scegliere uno psicoterapeuta con un approccio rispetto che un altro, ma con l’idea che, a discapito dei vari modi di intendere e interpretare la psicoterapia che esistono, le vere cose che curano sono: la relazione, la professionalità del terapeuta e l’investimento che il paziente mette nel percorso.