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Marzo 2020 – L’imperativo condiviso da tutti è: #IORESTOACASA.

Ma cosa significa esattamente condiviso da tutti?

Quale significato assume questa quarantena forzata per le donne vittime di violenza, che si trovano a dover vivere h24 a stretto contatto con il loro incubo, senza possibilità di evasione?

Quale conseguenza assume per quelle famiglie che si trovano a convivere con un familiare alcolista, spesso  proprio la madre o il padre?

Cosa comporta per i genitori con un figlio disabile e che, in questi giorni, non possono trovare sostegno ed appoggio negli educatori e nei centri diurni?

Cosa significa per quelle coppie in via di separazione?

E per chi soffre di disturbi d’ansia o di depressione?

La situazione attuale ci sta costringendo ad una convivenza forzata con noi stessi, le nostre difficoltà, le nostre relazioni più strette: se saremo fortunati tale obbligo potrà contribuire a rafforzare i legami più prossimi, ad apprezzare il tempo trascorso assieme che, nella “normale” vita frenetica, è sempre più scarso e di bassa qualità.

Il confino domestico per i più potrebbe rivelarsi anche utile: quel libro che da tempo prende polvere sul comodino sarà finalmente riscoperto, si avrà il tempo per rimettere in ordine armadi e anticipare le pulizie di primavera,  recuperare le serie tv e rimettersi in pari con tutti quei film ancora da vedere… Ma questo vale per tutti?

Per alcuni di noi, questo incredibile periodo di sosta forzata dalla quotidianità potrebbe essere di difficile gestione.

E’ importante in questi casi cercare un aiuto e una vicinanza, anche a distanza: molti di noi terapeuti, seppur decidendo di chiudere gli studi per tutelare la salute della nostra comunità, continuano ad offrire comunque il proprio sostegno tramite videochiamate.

Le persone in carico già prima dell’emergenza e chi si trova a dover affrontare situazioni difficili in conseguenza di questo periodo possono contare sul nostro appoggio.

Se riusciste a ritagliarvi un angolo di privacy in casa, il consiglio è di sfruttare tale opportunità.

L’obiettivo di questi giorni dev’essere duplice: dobbiamo senza dubbio evitare i contatti sociali per frenare i contagi e far sì che la nostra sanità possa occuparsi al meglio di ciascun malato (non solo gli infetti da Coronavirus ma anche coloro affetti da altre patologie).

Non dobbiamo al contempo dimenticarci però di chi si trova ad affrontare momenti molto complessi a causa di questa situazione: il messaggio che come comunità dobbiamo trasmettere è che siamo distanti sì fisicamente ma non emotivamente e che, se non è possibile per ora incontrarsi dal vivo, è semplicissimo  farlo tramite le nuove tecnologie.

Sono poi sempre attivi i numeri antiviolenza, come il Telefono Rosa (1522) e, ad Asti, L’Orecchio di Venere (0141-090009).

Solo se insieme, anche se distanti, potremo uscire da questo complicato periodo e tornare ad incontrarci.