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Gioco o son desto?

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“Perché parlare della dipendenza dal gioco d’azzardo e non della dipendenza in geniale?” vi starete chiedendo.

La scelta di concentrarmi su questa patologia in particolare nasce dall’esigenza di sensibilizzare la popolazione al problema. Quante volte vi capita di entrare in un bar e notare le macchinette occupate fin dal primo mattino da gente che continua a buttare delle monetine dentro, nella speranza di una vincita? O, entrando in una tabaccheria, notare persone che comprano una quantità spaventosa di gratta e vinci, lotto, superenalotto,…?

Proprio come succede ad un tossicodipendente, anche per il giocatore patologico il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico. L’autoinganno assume la funzione di meccanismo di controllo del senso di colpa, alimentando un circolo autodistruttivo in cui se il giocatore dipendente perde, giustifica il suo gioco insistente col tentativo di rifarsi e cercare di recuperare almeno i soldi persi, se vince si giustifica affermando che “è il suo giorno fortunato e deve approfittarne”, sottolineando una temporanea vittoria che supporta, attraverso una realtà vera ma alquanto instabile e temporanea, questa affermazione.

Si presentano, inoltre, veri e propri sintomi di astinenza quando il giocatore è impossibilitato a giocare (quali ansia ed irritabilità e comportamenti criminali impulsivi, per avere altri soldi da giocare) e sintomi da perdita di controllo, quale l’incapacità a smettere di giocare.

La dipendenza da gioco d’azzardo presenta un’ulteriore problema: la difficoltà che si riscontra con i giocatori nel far loro riconoscere di essere malati e di necessitare un aiuto.

Come farvi fronte allora?

Innanzitutto aiutando i giocatori a riconoscere di avere un problema. L’autoconsapevolezza e l’ammissione sono il primo passo passo per una motivazione al cambiamento.

Quindi bisognerebbe spronare le persone a frequentare dei gruppi di auto-aiuto per Giocatori Anonimi, fondati su diverse tappe per l’uscita dal problema, quali il suo riconoscimento, la condivisione, l’abbandono delle tecniche di autoinganno che spesso vengono rilevate nei racconti degli altri e poi riconosciute anche nei propri pensieri.

Ai gruppi di auto-aiuto andrebbe sempre affiancata anche una psicoterapia individuale, che aiuti il paziente a modificare sì il comportamento di gioco, ma anche e soprattutto i pensieri legati all’idea che prima o poi arriverà il giorno in cui il gioco potrà cambiare la propria vita,  risolvendo in modo i propri problemi. Inoltre in molti casi si dimostra anche utile l’ausilio di una terapia farmacologica.