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Ore 18.00 di un caldo lunedì di fine giugno. Le strade sono pressoché deserte e gli ultimi passanti accelerano il passo per arrivare a casa in tempo per il fischio d’inizio: la partita della nazionale italiana contro quella spagnola sta per iniziare. Sui divani si respira un pesante silenzio, colmo di paure ed aspettative, rotto solo dal canto a squarciagola dell’inno di Mameli.

L’arbitro fischia, la palla scorre veloce sul campo. Qualche mugugno, una mole esorbitante di respiri trattenuti. Trentatreesimo minuto, Chiellini: Goal!

E la stanza esplode, in strada si sente qua e là qualche clacson, l’aria si fa più rilassata.

E’ la nazionale italiana ad avere dei poteri straordinari ed ipnotici?

La risposta è, in parte, sì. L’essere umano annovera, infatti, nella lista dei bisogni primari, anche quello di appartenenza. L’essere membro di un gruppo che riconosciamo e nel quale ci riconosciamo permette all’individuo di rispondere ai propri bisogni di sicurezza ed affiliazione. Non solo: il fare parte di una collettività con obiettivi comuni, norme sociali e morali condivise permette all’individuo di non sentirsi solo e di sentirsi più forte nella ricerca della conquista dell’obiettivo in comune.

A tutto questo si aggiunge, nel caso della nazionale italiana, l’amore per il proprio territorio e la propria terra natia. Abbiamo un bel dire che non ci sentiamo patriottici, che l’Italia non funziona, che vorremmo emigrare in Paesi più ordinati e lavorativamente più solidi, ma l’amore per la propria terra traspare in molte delle nostre azioni: dall’arrabbiarci per come vanno le cose, al consigliare ad amici stranieri ricette e vini nostrani, all’indispettirci quando vediamo persone buttare cartacce lungo la strada.

L’identificazione con la propria terra natia si inserisce nell’ambito dell’identità sociale e, più specificatamente, di quella nazionale, basata su elementi psico-sociali ed emotivi in base ai quali ci sentiamo legati a persone che condividono le nostre stesse tradizioni, i nostri valori.

Uno studio interessante sulla costruzione dell’identità nazionale è stato sostenuto da Smith, ne “Le origini etniche delle nazioni” (link), che definisce come elementi costitutivi di essa:

  • un territorio storico o patria
  • miti e memorie storiche comuni
  • una cultura pubblico di massa comune
  • diritti e doveri legali uguali per tutti
  • un’economia comune e una mobilità territoriale

Ecco quindi che, in un mondo sempre più globalizzato, il riconoscersi in un gruppo permette di cementare la propria identità, e la nazionale italiana in questo riesce molto bene.

Ci si potrebbe chiedere se questo non comporti degli atteggiamenti xenofobi o non interferisca con la costituzione di un’Unione Europea che non sia solo un assemblaggio di varie nazioni. La risposta è negativa: l’affermarsi di un’identità gruppale dà all’individuo delle basi per credere in sé stesso e nei valori in cui ha fiducia, apportando un contributo allo sviluppo di un’identità altra, che non esclude quella nazionale.