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La nostra società è solita dipingere la gravidanza ed il puerperio come periodi dorati: le future e neo mamme devono essere felici ed entusiaste. Poco o nessuno spazio viene concesso alle emozioni ed ai pensieri spiacevoli che pur possono accompagnare la mamma in tali delicati momenti.

La paura per il parto, i dubbi circa la nuova vita che lei ed il suo compagno andranno ad affrontare, la fatica fisica, gli sbalzi d’umore, l’irritabilità sembrano non poter essere contemplati e così spesso la mamma si ritrova sola con le proprie incertezze, magari sentendosi già inadeguata perché prova tali sensazioni. Sensazioni normali in ogni periodo di transizione e la gravidanza, con i suoi cambiamenti fisici, ormonali, relazionali, di ruolo (la donna passa dall’essere figlia all’essere mamma) è il periodo in cui forse tutto ciò avviene con più velocità, perfino maggiore che in adolescenza.

In modo analogo, anche l’immediato post partum può rivelarsi un periodo critico e delicato. Dal punto di vista biologico e fisico si assiste ad un rapido cambiamento ormonale, con una repentina caduta di estrogeni e progesterone. Senza dimenticare i postumi della fatica fisica e del dolore provato durante travaglio e parto.

Il parto rappresenta inoltre il primo distacco dal proprio bambino ed il primo confronto tra il bambino tanto spesso immaginato durante i giorni della gravidanza ed il bambino reale. Inoltre, con il parto tutto diventa più vero: l’inizio di una nuova vita relazionale, l’aumento delle responsabilità, i dubbi sulle proprie capacità materne. Senza contare l’invasione che talvolta subiscono le neo mamme da parte di parenti ed amici: non solo invasione di spazi fisici ma anche di spazi mentali, con consigli e suggerimenti inerenti la cura del bambino, spesso non richiesti ed indelicati.

Tutti questi fattori possono portare la donna, in una percentuale che va dal 50 al 80% dei casi, a sviluppare il maternity blues, una costellazione di sintomi che comprendono pianto, irritabilità, inappetenza ed instabilità emotiva. Tale condizione generalmente insorge nella prima settimana dopo il parto e i sintomi possono estendersi fino a tre settimane dopo il parto.

E’ molto importante che la neo mamma e chi la circonda notino l’insorgere di tali sintomi. Infatti, sebbene il maternity blues sia transitorio, il 20% delle mamme che ne soffre potrebbe in seguito sviluppare depressione post partum, di cui parlerò in seguito in un articolo di approfondimento.

E’ altrettanto importante che su questo tema si faccia corretta informazione in ottica preventiva, informando la donna su quello che potrebbe succederle nell’immediato post partum e sensibilizzandola sui campanelli d’allarme per riconoscere in tempo i sintomi e poter chieder aiuto.

Decisivo è poi il ruolo del papà, che dovrebbe sostenere emotivamente la donna, porre dei limiti alle visite di parenti e amici in orari non graditi, aiutarla con i lavori domestici e ritagliarsi alcuni momenti specifici con il neonato, come il momento del bagnetto o del cambio del pannolino, in modo da sgravare la mamma e porre le basi di una buona relazione con il piccolo.

Ultima ma non per importanza tengo a citare l’utilità dei gruppi di confronto fra mamme, condotti da uno specialista psicologo psicoterapeuta, con il fine di aiutare le donne a riconoscere ed esternare le proprie emozioni (piacevoli e non), i pensieri, le difficoltà incontrate nella cura del bambino, le dinamiche relazionali in cui sono coinvolte al fine di permettere una condivisione e strategie diverse per far fronte ad una situazione comune. Lo specialista, con il suo attento occhio clinico, è in grado inoltre di individuare quei casi in cui è necessario uno specifica psicoterapia individuale ed inviare la mamma ad un collega per un approfondimento specifico.