“Non sfuggire all’ansia, non sopprimerla, non opporle resistenza. Cerca invece di comprenderla: osservala, studiala, impara da essa ed affrontala senza esitazioni.”
J. Krishnamurti
Molte persone, nella vita, sperimentano o hanno sperimentato episodi di attacchi di panico: batticuore, tremore, sudorazione che si accompagnano alla paura di morire o di impazzire.
Accanto alla paura già di per sé angosciante sperimentata in questi momenti, molto spesso le persone si vergognano di condividere successivamente tale esperienza con famigliari ed amici: “Cosa penserebbero se dicessi loro che mi sono rivolto al pronto soccorso per un attacco di panico, pensando fosse un infarto? Che sono matto!” Si ha paura di stare soli per il terrore di dover fronteggiare una simile evenienza in totale solitudine e, contemporaneamente, si ha paura di stare in compagnia, per il timore di farsi vedere in preda ad un attacco di panico: all’ansia si aggiunge ansia, in un circolo vizioso che si autoalimenta.
Sembra di essere in un labirinto senza possibilità di fuga. E già manca l’aria.
Non resta che rassegnarsi a questa condizione dunque?
Assolutamente no! Vediamo quindi cosa si può fare.
Se ci sentiamo di approfondire le radici degli attacchi di panico, vedere da dove arrivano e com’è andato a consolidarsi il problema, possiamo rivolgerci ad uno psicoterapeuta. Nella cura di tale tipo di disturbi, la terapia cognitivo comportamentale pare dare i risultati migliori: paziente e terapeuta lavorano in sinergia per comprendere e capire quando è iniziato il disturbo, in che contesto spazio-temporale e sociale e come si è mantenuto nel corso del tempo, nell’intento di interrompere il circolo vizioso andato ad instaurarsi ed apprendere modalità più adattive e funzionali per affrontare le situazioni quotidiane.
Talvolta, quando il disturbo è diventato talmente invalidante che, per affrontare la psicoterapia, occorre una terapia farmacologica che ci supporti, possiamo ricorrere (sotto prescrizione del medico psichiatra) agli psicofarmaci. La cura farmacologica degli attacchi di panico si basa su due classi di psicofarmaci: le benzodiazepine e gli antidepressivi. Le benzodiazepine si preferisce prescriverle solo all’inizio della terapia, in associazione con agli antidepressivi, per l’effetto ansiolitico immediato che producono. Quando poi il soggetto inizia a rispondere bene agli antidepressivi, le benzodiazepine vengono sospese, per prevenire i problemi di dipendenza che potrebbero provocare, mentre si continua la cura con gli antidepressivi. Attenzione: mai fare di testa propria! Sia per l’assunzione che per l’interruzione della terapia farmacologica ricordiamoci di chiedere sempre il parere ad uno specialista in psichiatria!
Capitolo alimentazione. Anche per i disturbi d’ansia occorre fare un breve inciso sull’importanza di alimentarsi in maniera corretta. Innanzitutto, i cibi ricchi di carboidrati aumentano la quantità della serotonina nel cervello, sostanza che ha un effetto calmante. Limitiamo caffè e tè: non abbiamo bisogno di sostanze eccitanti. Allo stesso modo, cerchiamo di limitare il consumo di alcool: anche se appena assunto, può sembrare darci un effetto benefico e rilassante, una volta metabolizzato potrebbe acuire la nostra ansia.
Ultimo capitolo forse scontato, ma molto importante: l’esercizio fisico. Svolgere un’attività fisica moderata ma quotidiana (la classica passeggiata di mezz’ora, una leggera corsa, ma anche lo yoga o cosa più ci piace) stimola il rilascio delle endorfine, gli ormoni della felicità.